Nell’ambito del progetto “ReggioFest24: cultura diffusa”, promosso dal Comune di Reggio Calabria e finanziato a valere sul Fondo nazionale per lo spettacolo dal vivo della Direzione Generale Spettacolo del Ministero della Cultura, dal 12 al 17 settembre la città dello Stretto ha ospitato la rassegna EPIC (Esperienze Performative di Impegno Civile) a cura di Mana Chuma Teatro.
Più che un festival, EPIC è un progetto culturale continuativo e itinerante che nasce da molteplici collaborazioni volte a valorizzare le iniziative artistiche locali e a favorire uno scambio nel tempo con realtà italiane, mediterranee e internazionali della cultura contemporanea.
Piedi ben saldi sul territorio, dunque, e ramificazioni un po’ tutto il mondo, la compagnia Mana Chuma Teatro ha ben chiara la sua missione di essere parte attiva nella costruzione di reti sociali e culturali nelle realtà calabresi e siciliane in cui opera con continuità. Proprio per questo, l’edizione 2024 di EPIC Reggio Calabria è stata organizzata in stretta collaborazione con il Parco Diffuso della Conoscenza e del Benessere di Pellaro, nella zona sud della città. Un luogo magico. Un balcone sullo Stretto ideato dal Centro di medicina solidale ACE per concretizzare un “nuovo paradigma del benessere” in cui la cura fisica e psichica non può essere staccata dall’ambiente in cui la persona vive e dalla rete di relazioni sociali, culturali e produttive che l’individuo realizza nel corso della sua esistenza.
Quale luogo migliore, quindi, per dar vita a un progetto culturale che vuole spargere dei semi di futuro in un territorio troppo spesso e ingiustamente dimenticato?
Per rispettare la magia e il silenzio del luogo, questo meraviglioso parco naturale in cui la vista si perde nel mare, dal lembo meridionale della città di Reggio Calabria fino alle coste e ai monti della Sicilia, Mana Chuma Teatro ha pensato ad allestimenti scenici realizzati con il minimo dispendio energetico. Questo aspetto è in linea con una visione che racchiude buone pratiche ambientali e sociali.
Mentre il sole al tramonto declinava dietro le montagne della Sicilia, colorando le acque dello Stretto con le sue sfumature rosse e dorate, gli artisti si preparavano a presentare le loro opere in questa arena naturale in mezzo alla vegetazione mediterranea.
Quest’edizione ha visto alternarsi alcuni degli attori e delle compagnie più importanti e innovative del teatro contemporaneo italiano.
A partire da Fabrizio Ferracane e Salvatore Arena che, supportati dalla presenza preziosa e mai invasiva di Luigi Polimeni al pianoforte, marranzano e synth, hanno dato vita al primo studio de “Il Monte Aspro” (per la regia di Massimo Barilla e dello stesso Arena): un percorso di ricerca e rilettura critica dei processi storico-sociali e antropologici che hanno segnato le vicende della gente d’Aspromonte attraverso la migliore letteratura calabrese, da Saverio Strati a Umberto Zanotti Bianco, passando per l’autore del best seller “Anime nere”, Gioacchino Criaco, che ha anche offerto la sua consulenza.
Gli applausi scroscianti hanno salutato l’attore Ciro Masella, protagonista del reading tratto da “Novecento”, il fortunato monologo teatrale di Alessandro Baricco.
E Pietro Del Soldà, scrittore e voce seguitissima di Radio 3, che ha portato in scena “Apologia dell’avventura”, per la regia di Manfredi Rutelli, con musiche originali dal vivo del duo Interiors.
Grande stupore ha regalato ai presenti Giovanni Calcagno, bravissimo nel destreggiarsi con due marottes passando senza soluzione di continuità tra italiano, greco antico, siciliano, napoletano e veneziano per portare nella contemporaneità l’Idillio XI di Teocrito in “Polifemo innamorato”.
Così come emozionante è stata la chiusura affidata a Melino Imparato e Totò Pizzillo che, in “È piena l’aria di invisibili parole”, hanno portato gli spettatori in un viaggio nell’universo poetico del grande drammaturgo palermitano Franco Scaldati, scomparso nel 2013 e considerato tra le voci più autorevoli del teatro italiano.
Era molto atteso “Segnale d’allarme. La mia battaglia VR”, lo spettacolo in realtà virtuale di Elio Germano e Chiara Lagani (per la regia dello stesso Germano e di Omar Rashid), tratto da uno testo che era già stato portato in teatro. Attraverso un visore digitale gli spettatori hanno così potuto sperimentare una full immersion in una dimensione teatrale altra. Una performance disturbante, tesa a sottolineare come le nuove tecnologie e un uso distorto della comunicazione possano rappresentare dei pericoli concreti per le democrazie.
Infine, “La parola sonora”, la striscia di poesia performativa curats da Mana Chuma Teatro con letture di Massimo Barilla, Elizabeth Grech, Salvatore Arena in conversazione con la musica dal vivo di Luigi Polimeni ha preceduto gli spettacoli quasi ogni sera.
L’attenzione che importanti testate nazionali come gli Stati Generali – secondo il critico teatrale Walter Porcedda, EPIC è stato tra i festival più importanti in Italia nel mese di settembre – e locali (Gazzetta del Sud, Quotidiano del Sud, Radio Touring 104, Il Dispaccio, ecc.) testimoniano il successo dell’iniziativa.
La conclusione di EPIC Reggio ‘24 è in realtà solo un arrivederci. Mana Chuma Teatro e la sua rete collaborazioni strategiche con l’UEPE (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) del Ministero della Giustizia, il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria MArRC, l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Reggio Calabria hanno in programma, a breve, altri importanti progetti nella provincia. Un territorio e un pubblico che si stanno rivelando sempre più attenti e partecipi alle iniziative della compagnia teatrale calabro-sicula.