L'ultimo inganno

L’ultimo inganno è ultimo perché è quello definitivo, quello che non da scampo, quello “che poi non resta niente”, neanche per chi vince. Ultimo… come la morte.
L’ultimo inganno è l’ultima occasione non colta, l’ultima speranza tradita, l’ultima traccia di terra sulle mani prima di immergerle nell’acqua e così sia.

L’ultimo inganno è ultimo perché viene dopo gli altri. Inganni fin dal principio… Tutto per una donna?

L’ultimo inganno… non è un cavallo di legno.
Cosa vogliamo raccontare? L’Iliade? La storia più raccontata, quella che tutti conoscono? Un’altra volta?!
Da dove partiamo? Dal principio o dalla fine?
Proviamo a raccontare come fosse la prima volta. Proviamo ad andare oltre. A farlo diventare un racconto obliquo sulla guerra.
Le battaglie, gli scontri, gli epici duelli, la caduta, l’oblio, le macerie, le mura distrutte, la fuga, la dispersione, la necessità di raccontare. L’Iliade, l’Odissea, la guerra di Troia, Achille, Ettore, Ulisse… Tutto questo visto di spalle, dai margini… dagli ultimi.

Ci sono due personaggi; due dimensioni, due altezze. Due linguaggi e due tempi distinti.
Una vedetta troiana condannata a vivere, condannata a ricordare.
Un greco fuori dal coro. Cantore disilluso tra le pieghe del potere. Cinico e tragicomico. Un po’ Iago un po’ buffone.

Il primo personaggio, la sentinella, sta in alto, come costretto sopra qualcosa di precario, quello che resta delle mura, forse. Anche la sua lingua è alta. Alta, ma terrosa. Come masticasse sabbia insieme alle parole.
L’altro, Tersite, è in basso, lo spazio è suo, grondante del suo idioma, dei suoi artifici, delle sue offese, della sua arte esuberante.