La I edizione di Epic festival si è conclusa.
Finite le poesie, la musica, le parole degli attori. Attraversiamo quei posti che hanno accolto gli spettacoli. Piccoli angoli dimenticati. E non ci sembrano vuoti. Anche nel silenzio i suoni girano nell’aria, l’emozione resta.
Bova è lì dove l’abbiamo lasciata, eppure viaggia insieme a noi. Dentro di noi.
Grazie a tutti quelli che hanno contribuito. Grazie alla comunità bovese per averci fatto sentire a casa. Grazie all’Amministrazione Comunale per il supporto e alla Regione Calabria per il sostegno che ci hanno consentito questo piccolo grande viaggio.
Al prossimo anno.
Con il mare nella pancia per spegnere un incendio già spento da giorni mesi anni che tanto dopo ricomincia, ad agosto è sempre così. Come per un desiderio di creare un mare nuovo nelle montagne, per non farlo più appiccare questo fuoco. Quando abbiamo deciso di organizzare il festival, Bova è stata l’unica scelta. Tutto ciò che viene dopo, si adagia qui, a mille metri, in questo paese dove una locomotiva a vapore ferma in piazza ci ricorda il viaggio. Bova è un camminare a naso in su, uno scendere e salire. È un perdersi come da bambino. È un centro della memoria. Ci ricorda chi siamo. Ci obbliga a continuare a camminare. I luoghi sono struggenti nella loro bellezza. Un qualcosa di arcaico, di aspro. Il festival è forse stato questo: un ritrovarsi, un ritrovare un tempo, un rincontrarsi.