EPIC ritorna a BOVA

Organizzata in collaborazione con il Comune di Bova, dal 31 luglio al 2 agosto la nostra rassegna itinerante EPIC – Esperienze Performative di Impegno Civile ritorna nella cittadina affacciata sul mar Ionio.

Vestito di verde, colore della natura, della speranza, della vita che continua e si rinnova, EPIC BOVA ’24 ospita tre spettacoli al tramonto, sotto gli alberi quieti del Parco delle Rimembranze.

La scelta dell’orario in cui il solo cala nel mare tra le montagne dell’Aspromonte è una scelta ecologica, quella della luce naturale.

Tutti gli spettacoli hanno luogo nel Parco delle Rimembranze alle 18:30

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Mercoledì 31 luglio

Searching for Hamlet
primo studio
testo e regia di Salvatore Arena e Massimo Barilla
con Stefania De Cola, Mariano Nieddu e Lorenzo Praticò
musiche originali di Luigi Polimeni
maestro assistente Chiara Rinciari
scene di Aldo Zucco
produzione nuova Mana Chuma Teatro

Rimettere in scena l’Amleto, come estremo tentativo di salvezza. Il linguaggio di William Shakespeare reincarnato sui corpi di Ethan, Michael e Sarah. Saltimbanchi girovaghi (un tempo attori) alla ricerca di un pubblico che non trovano mai come per un loro arrivare prima o troppo dopo.
Abitavano i grandi palcoscenici. Adesso ad accoglierli solo il silenzio di un bosco, quasi a nascondersi dalla memoria del fuoco, dalla tragedia di quel giorno.
Il teatro che brucia e non dà scampo a nessuno tranne a loro tre, mutilati ma vivi. Dentro questa notte di prove, in cui tutto si svolge, la nostalgia del dramma shakespeariano si sovrappone alla commedia portandoli all’ulteriore scoperta. L’ultima, inaspettata. Il giallo si tinge di morte e di un amore tradito.

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Giovedì 1 agosto

Borsellino
di e con Giacomo Rossetto
luci Stefano Razzolini
foto di scena Raffaella Vismara
produzione Teatro Bresci
Vincitore del Premio Grotte della Gurfa per il Teatro d’impegno Civile _ Regione Sicilia
Selezionato al Torino Fringe Festival 2019

Il giudice Paolo Borsellino, assassinato da Cosa Nostra assieme ad Agostino Catalano, Eddie Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi, Claudio Traina, cinque agenti della sua scorta, nella strage di via d’Amelio a Palermo, è considerato uno delle figure più importanti e prestigiose nella lotta contro la mafia, assieme al magistrato Giovanni Falcone.
Sono passati 30 anni da quel maledetto 19 luglio, giorno della strage.
Lo spettacolo racconta la vita del magistrato Borsellino attraverso la descrizione dell’uomo Paolo, un uomo tutto d’un pezzo che non accetta compromessi, dal forte rigore morale, un uomo semplice diventato eroe, il cui lavoro però non è ancora finito.
Dopo la morte dell’amico e collega Falcone, il coraggio e il profondo senso di giustizia sono ciò che spinge, nonostante la paura, il giudice Paolo Borsellino a compiere fino in fondo il proprio dovere, di magistrato e di persona, perché pubblico e privato nella sua vita sono inscindibili.

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Venerdì 2 agosto

Io, Don Chischiotte
Storia quasi eterna di un cavaliere errante
sceneggiatura di Anna Marchitelli
interpretata da Ettore Nigro
regia e musiche di Mario Autore
scene Ciro Palumbo
costumi Anna Zuccarini
assistente regia Mariapaola Massari
produzione Piccola Città Teatro e Archeion – Archivio Ciro Palumbo

“È la paura di morire che, in origine, spinge Don Chisciotte ad abbandonare la vita sicura che conduce nel suo paese e a lanciarsi nell’avventura di diventare “cavaliere errante”. Ad animarlo il desiderio di fama eterna, ma anche la volontà di andare incontro all’uomo (e all’umano) per difenderlo dalle ingiustizie e dalle ingiurie. Il sogno donchisciottesco, stavolta, perde i contorni romanzeschi: è lo stesso personaggio, sulla soglia tra il vivere e il morire, a far cadere l’illusione e a svelare, in primis a Sancho Panza, che le etichette che gli ha affibbiato il “popolo dei savi e sani di mente”, ovvero “il folle”, “lo scemo che si è scimunito a causa dei libri e della donna amata”, o ancora “lo stolto che combatte contro i mulini a vento”, sono frutto di una (secolare e consapevole) messinscena da parte del protagonista. Mostrandosi, dunque, come un (moderno) cristo processato e crocifisso per il suo amore verso l’umanità tutta, più realista e vitale di quanto si sia sempre pensato, si apre il varco per una riscrittura dello spirito donchisciottesco. Spirito che, oggi più che mai, invita uomini singoli e soli ad unirsi sulla scia da lui lasciata: perché un esercito di don Chisciotte fa più paura di un cavaliere solitario.”
Anna Marchitelli