Tommaso Chimenti su “Un’altra Iliade”

Tommaso Chimenti, giornalista e critico teatrale scrive sulla prima nazionale di “Un’altra Iliade”, nuova produzione Mana Chuma Teatro nella sua recensione del festival “Colpi di Scena” (Forlì, dal 26 al 29 settembre) per Gagarin Magazine.

“Altro attore, artista e comunicatore realmente in stato di grazia è Salvatore Arena nella sua felice, e sferzante, interpretazione di Un’altra Iliade messa a punto con la sua compagnia i Mana Chuma di Reggio Calabria. Un lavoro composito, maturo, esperto, un impianto perfettamente calibrato di tecnica e cuore dove i MC hanno mostrato tutto il loro alto knowhow: le musiche e i suoni di Luigi Polimeni, le installazioni dell’artista Aldo Zucco, il testo e la regia, condivise con Arena, di Massimo Barilla, una costruzione efficace, solida, densa che ha esaltato ogni particolare ed elemento dell’ensemble teatrale. La scenografia è suddivisa in tanti altari da vivere e abitare, entrarci dentro (quasi come Antonio Rezza nelle opere di Flavia Mastrella), uno spazio che Arena si prende, espande, allarga sgomitando il recinto delle possibilità. Nelle ossature, nei telai, tra gli scheletri di navi, vele intrecciate di bende e fasce, chiglie e carene di Zucco (ci ha rievocato l’opera Naufragio con spettatore di Claudio Parmiggiani) Arena mette in luce tutte le sue doti di attore strutturato, solido (in passato con Baliani come con Scimone e Sframeli) e smeriglia pathos e sciorina respiro, spalma forza, gronda passione, centrifuga potenza. Ed è accattivante, attraente, affascinante il suo racconto di Tersite, piccolo personaggio a rievocare la grande storia. Arena, in assetto di anfibi e mise militare e guerriera, fa cantare ad Agamennone Albachiara di Vasco mentre Achille ha la cadenza di Celentano, in questo varietà di morte dal registro brillante; l’attore siciliano è una macchina pulsante, è un cuore che martella, un volto che buca la quarta parete e ti si inchioda dentro. Adesso si trasforma in Petrolini ora parafrasando Eduardo (Te piace o’ cavallo?) ora dà colpi di scherma che sembra Cuticchio con i suoi Pupi, carismatico accenna Fegato spappolato sempre del Vasco di Zocca, onomatopeico ci porta nella vertigine come nel dolore miscelando italiano, emiliano, napoletano, siciliano in una poesia che sa di guerriglia linguistica. Arena è terra e nuvole, è folle energia, il palcoscenico è il suo habitat naturale: la platea è rapita. Un’altra Iliade è un inno contro la guerra, è un canto alla vita.”

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Foto di scena di Francesco Bondi